lunedì 12 febbraio 2007

Kandel “La memoria si può ricostruire”

Kandel: i ricordi si fissano o si cancellano rapidamente per l’interazione di attivatori e di inibitori. E’ anche per questo che ogni cervello è assolutamente unico: anche due gemelli non hanno la stessa mente

GABRIELE BECCARIA
«Ciò che dico e che qualcuno si sforza perfino di ricordare non avrà conseguenze sulle generazioni future: fate l’amore e fate tutti i figli che volete. Ho scoperto che la memoria a lungo termine attiva dei geni - e questo mi ha sorpreso - ma ho anche la certezza che le “espressioni” del Dna attivate dagli stimoli ambientali non sono tramissibili alle generazioni future. Quindi, non c’è e non ci sarà nessuna cattiva influenza! I figli sono salvi!».Questa è una delle lezioni folgoranti di Eric Kandel, che in visita a Torino e a Roma parla alle folle come se fosse a tu per tu con gli studenti della Columbia University, intrecciando diapositive di neuroni e grafici pieni di proteine ed enzimi con battute alla Woody Allen (c’è qualcosa in lui che gli somiglia) e l’aplomb che si immagina debba avere un professore americano della East Coast vincitore del Nobel per la Medicina. E infatti è elegantissimo, ha il papillon rosso e la falcata da pensatore che inganna i 77 anni. E’ la prova vivente che la memoria - l’oggetto del suo primo mezzo secolo di studi - è un’entità malleabile e manipolabile più di quanto non siamo disposti a credere, un miracolo dei neuroni e dei geni che ogni individuo può costruirsi, rafforzare ed espandere come un software appena lanciato sul mercato di cui si favoleggiano potenzialità quasi illimitate.Professore, lei sostiene che ciascuno di noi ha un cervello assolutamente unico. E’ così? Ci fa sentire tutti meglio, quasi orgogliosi.«Certo che è così. Anche due gemelli, che sono uguali in tutto, hanno cervelli differenti. Hanno gli stessi geni, ma allo stesso tempo un’individualità biologica che si protrae per tutta la vita. In genere si pensa che i geni controllino tutto, come i comportamenti, ma spesso si dimentica che sono anche i “servi” dell’ambiente. Gli stimoli che provengono da ciò che ci circonda, infatti, scatenano espressioni geniche specifiche».Lei ha spiegato che questi cambiamenti che ci rendono esseri unici si verificano soltanto con le memorie di lungo termine. Può spiegare?«Esistono due tipi di memoria, una di breve e una di lungo termine. L’ho scoperto studiando l’Aplysia californica, che è una lumachina di mare molto bella e molto intelligente che ha il vantaggio di avere soltanto 20 mila neuroni e tutti molto grandi. Così ogni cellula è riconoscibile e a molte potrei dare perfino un nome: Denise, Mirella, Piergiorgio... Stimolando il suo sifone, ho visto che si ritraeva e questa reazione poteva essere transitoria oppure, dopo un certo numero di cicli di piccole scosse elettriche, diventare permanente. La trasformazione avviene perché cambia la forza del collegamento tra le sinapsi, che sono le connessioni tra i neuroni. Interviene una molecola - chiamata cAMP - che invia il suo segnale all’enzima PKA, il quale rafforza i trasmettitori chimici che fisseranno i ricordi. Mentre si accende questo “attivatore”, contemporaneamente si attenua un enzima inibitore e così possiamo immagazzinare ricordi che, altrimenti, resterebbero al qua della soglia e verrebbero rapidamente eliminati».E’ vero che sta studiando nuovi farmaci per aumentare la memoria e, un giorno, per far tornare quella cancellata dei malati di Alzheimer?«Ho creato la società Memory Pharmaceuticals proprio con questo obiettivo. Se prendiamo un campione di 100 settantenni, il 40% ha una memoria ancora perfetta e il 60% soffre di due sindromi: una perdita leggera o media dovuta all’invecchiamento e una devastante causata dall’Alzheimer. Abbiamo visto che nelle prime fasi della malattia le sostanze inibritrici aumentano e quindi una via promettente è agire su questi meccanismi molecolari».Crede davvero possibile unificare psicologia e psicanalisi con le neuroscienze? Freud e Dna sono destinati a fondersi?«Ne sono certo. La biologia della mente è la grande frontiera delle scienze del XXI secolo».

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