mercoledì 14 febbraio 2007

Cronache di Bassavilla 90


Chiudono i cinema tradizionali a Bassavilla. La morìa è iniziata con il Corso in via Dante, è proseguita con il Moderno di Piazzetta della Lega e adesso tocca all'Ambra, ben noto agli amici delle Cronache per essere stato molto tempo fa quel Dopolavoro Ferroviario che ospitò il 23 aprile 1916 le dissertazioni di Vittorio Galli sulle "Applicazioni di psicofisica in tempo di guerra" e l'ultimo Capodanno di Melissa Prigione al veglione del 31 dicembre 1924. Sono i cinema storici della nostra vita, dove men che adolescenti assistemmo, stretti fra paura e senso della trasgressione, alle proiezioni di Suspense, Psycho e Gli uccelli. Quando decidemmo, inconsapevolmente, che il cinema sarebbe stato passione maniacale sino all'ultimo giorno della nostra vita - uso il plurale non maiestatis perché parlo anche a nome di tanti altri - e associammo immagini e divieti (ai minori di 14 anni) a pulsioni interne difficili da definire, ma troppo piacevoli.
Chiudono, ed è un percorso senza ritorno. Perché diventano qualcos'altro: un megaposteggio, un supemercato, un qualche monumento alla stupidità di massa. Chiudono, si dice e si sostiene, perché uccisi dal DVD, da Internet, da SKY, dalle multisale, dai cellulari e da altri nuovi media.
Tornando al cinema e alla sua fine come rituale di massa, chi ha buona memoria sa che scrittori tipo Bradbury, Matheson o Sheckley hanno sempre insistito con rara comunione d'intenti sui pericoli concreti di un feticistico culto della visione, relegato tra le mura domestiche, primo atto in divenire della chiusura delle grandi sale tradizionali.

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